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[BEST OF] : Il mio 2018 in 20 album

Mentre in Italia è scoppiato il caso "trap" (che ha completamente oscurato la modesta e rassicurante scena indie italiana), a livello internazionale la musica continua ad andare avanti. Tra i nomi in vetta troviamo Mitski, Cardi B, Snail Mail, Kacey Musgraves, Janelle Monae, Idles, Arctic Monkeys, Robyn, Sophie, Rosalía, Christine and the Queens e Low, per una rappresentazione del mondo pop più variegata rispetto agli anni passati, dove la scena black regnava incontrastata. Si riscopre l'indie (britannico o americano), ma anche il noise (penso agli Idles, o ai Daughters, presenti in non poche charts), e ci si apre alla musica europea (tra Svezia, Francia e Spagna).

Per quel che mi riguarda, con un centinaio abbondante di ascolti alle spalle, mi sono limitato a seguire il flusso e a far sedimentare le proposte che più mi sono rimaste impresse. Questo è il risultato.
1) cero / Poly Life Multi Soul (Kakubarhythm)
Loro vengono dal Giappone e dominano il mio 2018. Il loro blend di indie pop, nu jazz, art-soul e r&b, si sposa saldamente con la tradizione pop nipponica degli ultimi 30 anni. Suonato benissimo, l'album è un continuo turbinio di fantasie compositive e di arrangiamenti impeccabili. Tra squisite armonie vocali in contrappunto agli orditi gentili di chitarra, brezze synth-lounge, trame di tastiera morbidissime intrecciate a un drumming impeccabile, melodie raffinate e cangianti, "Poly Life Multi Soul" è una meraviglia che cresce ascolto dopo ascolto.

2) Bilderbuch / Mea Culpa (Maschin)
Una delle migliori band contemporanee viene dall'Austria (se ne parlava qui, qui e qui) e continua a non sbagliare un colpo. In evoluzione intensiva ma lineare, il gruppo di Ersnt e Krammer lavora di fino, rilassa ulteriormente il sound rinunciando alle contorsioni del 2015 e si concentra sulla resa r&b, allargando però delicatamente lo spettro sonoro grazie a incursioni house, balearic, chillwave, nu jazz, per un linguaggio ibridatissimo dove tutto viene decontestualizzato (geograficamente e stilisticamente) e de-funzionalizzato, per poi venire ricucito con approccio ironico e demistificatore, puramente e irriducibilmente futurista. La curiosità per il prossimo episodio, "Vernissage My Heart", in uscita a febbraio, è alle stelle.

3) Dolphin / 442 (M2BA)
Andrei Lysikov è un'istituzione del rock russo contemporaneo, e il suo ultimo lavoro è un concentrato di tutto quello che sa fare meglio: sonorità aspre e contaminate, matrici elettroniche che si amalgamano a chitarre dirompenti e liriche in primo piano, declamate con solenne intensità. Un disco politico, ma soprattutto un grande manifesto di equilibrio e atmosfera: le chitarre roventi e affilate si alternano a sottili reticoli di risonanze elettroniche e a pattern ritmici di stampo industrial, in un insieme di contrasti che si incontrano in un'efficace alternanza di pieni e vuoti, di luce e ombra. "Indovineremo che il nero non può essere contrapposto al bianco", recita Lysikov nel primo brano. Eppure la mescolanza degli opposti, qui, funziona benissimo, e produce una grande potenza espressiva, che si conosca il russo oppure no.

4) Kali Uchis / Isolation (Virgin)
La tavolozza dei colori preparata da Kali Uchis è settata su una concezione globalista e multisfaccettata dell’r&b, inteso come (meta)genere piglia-tutto: si mescolano suoni iberoamericani ed elettronica vintage, black music d’antan e neo-soul anni Novanta, più tante altre cosine sistemate a dovere qua e là. Il risultato è un impasto ottimamente amalgamato da un'artista fieramente padrona dei propri mezzi espressivi, raffinatissima interprete e manipolatrice sonora, dotata di una conoscenza della materia davvero invidiabile. La visione risultante è “Isolation”, lavoro di grandissima apertura e di innumerevoli spunti. Un esordio con i fiocchi che fa della Uchis un peso massimo, impossibile da ignorare.

5) Stick in the Wheel / Follow Them True (From Here)
La ripresa della tradizione del folk britannico, per gli Stick in the Wheel, non nasce da un semplice interesse intellettuale, da un fascino distaccato, ma rappresenta un modo per connettersi con un vissuto, con un preciso contesto: la band londinese interpreta il folk suonando meno “indie” e più “alternative”, recuperando un approccio combattivo e irruento, riconnettendosi con una tradizione working class messa fin troppo in ombra dall'estetica indie degli ultimi anni, tra gentrificazione e hipsterismo middle class. L'operazione è riuscitissima e viscerale: “Follow Them True” è un disco politico nel senso più ampio del termine, ma soprattutto un disco vitale, fresco, espressivo e fortemente innovativo, che richiama il passato per parlarci del presente. La storia si ripete prima come tragedia e poi come farsa? Non per gli Stick in the Wheel.

6) Rae Morris / Someone Out There (Atlantic)
Dopo il buonissimo esordio dell’anno scorso di Dua Lipa, ecco un altro pieno centro per il pop made in Uk. Rae Morris, classe ‘92, dimostra grandissima padronanza nella gestione di una formula electropop che, pur nella sua incontenibile e cristallina immediatezza, non rinuncia a una gestione del suono ricca e articolata, al ricorso a registri elaborati, arty, all’impiego di arrangiamenti elettronici sontuosi e strutturanti. Il grande merito della Morris è quindi quello di gestire l’irrobustimento del sound evitando la ghettizzazione in qualche nicchia alternativa, rimanendo invece connessa ad un gusto genuinamente pop e alla sua potenzialmente ampia audience. Filtrati da una scrittura raffinatissima si passano in rassegna gioiellini chamber, arrangiamenti elettronici variegati, groove magnetici ed episodi ariosi e autoriali. "Someone Out There" è una piacevolissima perla di buon gusto e equilibrio.

7) Suiyoubi no Campanella / Galapagos EP (Warner Japan)
Il duo giapponese dei "Wednesday Campanella" pubblica un EP lungo come un LP e avventuroso come non mai. L'ascolto di questo gioiellino J-Pop è un appassionante viaggio su montagne russe di arrangiamenti funambolici, di continui inserti e trovate sonore che modellano i pezzi come plastilina, facendo assumere a ogni brano le più svariate forme. La maestria nella scrittura è davvero invidiabile nel suo continuo trasformismo: elettronica e art pop dai sapori tropicali e dai torpori dance, il tutto immerso in atmosfere dense, pregnanti, prodotte con grande attenzione ai dettagli, al riempimento degli spazi. Un ascolto complesso, anche se ammorbidito da una sensibilità pop che rappresenta il punto di forza, il legante, dell'estro compositivo del duo.

8) Yves Tumor / Safe in the Hands of Love (Warp)
Questo disco è uno degli ascolti più cinematografici che mi sia capitato di ascoltare negli ultimi tempi: una nebbia destrutturata, un aleggiare, come prima sequenza. Poi, pian piano, il fumo si dirada e si iniziano a percepire forme sempre più definite, fino ad arrivare a una figura netta, stagliata, in movimento. Dopodiché il processo riparte, rimettendo fuori fuoco le superfici in un processo di sporcatura progressiva e inesorabile della forma canzone faticosamente conquistata. In questo sforzo concettuale, ovviamente, la musica fa la sua parte, perché capace di mettere in moto forze di attrazione e repulsione in grado di equilibrarsi a vicenda, in un tira e molla davvero appagante.

9) SOPHIE / OIL OF EVERY PEARL'S UN-INSIDES (Future Classic)
Inferno e paradiso sfumano e si compenetrano nella creazione di Sophie, che raffigura un massiccio "pastiche" ultrapop, mischiando i lati più eccessivi di mille universi sonori destrutturati e sfigurati. Il risultato è un macigno "post-tutto" di grandissimo impatto, colmo di eccessi rumoristi ma anche di eccezionali sublimazioni melodiche (immaginatevi un'industria pesante di giocattoli plasticosi e coloratissimi), senza alcuna soluzione di continuità a separare le componenti oppositive di questa distopia pop. Sconsigliato per lenire le emicranie, questo è certo.
 
10) Rosalía / El mal querer (Sony)
Si era già parlato di Rosalia Villa Tobella l'anno scorso: se allora si parlava di attualizzazione del flamenco, ora siamo arrivati al suo superamento, al suo diventare altro pur rimanendo come impronta, come collante estetico. La trovata, allora, è quella di unire le competenze in materia di sonorità tradizionali con le tendenze moderne, più precisamente quelle alternative r&b, che diventano l'occasione per un'ibridazione totale e fortunatissima, il traghetto per importare il pop contemporaneo sposandolo a una visione personale, autentica, territoriale. Il risultato è oltremodo convincente, e sarà interessante vedere dove porterà uno sviluppo ulteriore della formula.

Ed ecco gli altri 10:

11) Tierra Whack / Whack World (autoproduzione)
12) LUMP / LUMP (Dead Oceans)
13) Lil Peep / Come Over When You're Sober, Pt. 2 (Columbia)
14) Suchmos / The Ashtray EP (F.C.L.S.)
15) Lucia Manca / Maledetto e Benedetto (peermusic Italy)

16) Charlotte Day Wilson / Stone Woman EP (
17) Jonghyun / Poet | Artist (SM)
18) Arctic Monkeys / Tranquility Base Hotel + Casino (Domino)
19) The 1975 / A Brief Inquiry Into Online Relationships (Dirty Hit)
20) Trembling Bells / Dungeness (Tin Angel)
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